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Scritti nomadi

 

Movida Zapatero                                                                                   back to Scritti nomadi

Zapatero nel mar de nubes. È l'immagine più ricorrente che viene evocata per il premier spagnolo. Non solo perché il 'mar di nuvole' è proprio delle coste della Galizia dove domenica 1 marzo nelle consultazioni regionali ha vinto il Partito popolare, ma anche perché è il più difficile da affrontare: "Quando monta dobbiamo mettere i motori al massimo", spiega Carlos, marinaio di La Coruña. Il premier spagnolo lo sta attraversando non senza accusare qualche colpo. Ma, sempre per usare la metafora, sta cercando di spingere i motori al massimo per recuperare quel consenso che si è pesantemente eroso negli ultimi mesi. Ha nelle vele il vento buono della vittoria socialista, sempre di domenica scorsa, nei Paesi Baschi e già si annunciano le prossime dirompenti mosse: un rimpasto di governo ad aprile, secondo i più accorti analisti, con l'esclusione del vicepremier Pedro Solbes, titolare del dicastero delle Finanze, per presentarsi alle elezioni europee senza la zavorra di chi ha gestito la pesante crisi economica e un piano per l'economia che dovrebbe essere annunciato nell'imminenza delle vacanze estive, durante il discorso sullo stato della nazione.

José Luis Zapatero cerca il rilancio mentre i sondaggi sul suo operato non gli danno tregua. La sua popolarità ha subito una pesante caduta con la perdita di sette punti. È così arretrato al 44 per cento del gradimento, mentre in precedenza non era mai sceso sotto il 50. Motivo? La paura delle famiglie spagnole per l'erosione dei risparmi e per 'el paro', la disoccupazione. In tutte le indagini demoscopiche realizzate di recente, alla domanda: "Qual è il principale problema che esiste nel Paese?", la risposta del 75 per cento degli intervistati è la disoccupazione. Seguono con il 51 i problemi economici, poi in terza posizione, ben distaccato con il 22, il terrorismo dell'Eta. Il tasso di disoccupazione in poco meno di un anno ha raggiunto la vetta della classifica europea, con il 14,8 per cento. Nel 2009 la cifra, secondo le previsioni, è destinata a salire. 

Di fronte al crollo della produzione industriale (a dicembre un segno negativo del 19,6 per cento, 

 

il calo più consistente degli ultimi 16 anni) l'esecutivo ha deciso di intensificare la pressione nei confronti di banche e casse di risparmio, perché riaprano le fonti del credito. Un mezzo indispensabile, sostiene il governo, per riattivare il sistema. Interventi però che il governo ha deciso con estremo ritardo, quando la crisi aveva già rubato il sonno agli spagnoli. Sempre secondo un'inchiesta realizzata all'inizio del 2009 dal Centro Studi Statistici, il 40 per cento della popolazione considera "grave" la situazione economica e per il 68 per cento è "peggiore" rispetto allo scorso anno. 

"Stiamo affondando", precisa Pepa Roma, analista politica, "per colpa del modello su cui abbiamo basato il miracolo economico, cioè il mattone. È stata una crescita che è andata di pari passo con la speculazione. Ora il miracolo è svanito come una bolla d'aria e le vendite degli immobili sono crollate. Quando lo scontento popolare si è fatto più evidente, Zapatero ha reagito negando la realtà. Il governo è intervenuto solo in un secondo tempo e con ricette evanescenti".

Il premier sta cercando di correre ai ripari. Alla Moncloa è in preparazione un piano di riforme per tamponare i danni provocati dalla crisi. Sono previsti interventi nell'ambito educativo, per ridurre l'assenteismo scolastico e migliorare la formazione professionale, nelle telecomunicazioni e nelle grandi infrastrutture. Il piano inoltre vuole promuovere il dialogo sociale tra imprenditori e sindacati con la mediazione dei politici. 

Zapatero ha dalla sua un partito coeso e stretto attorno alla sua figura come ha dimostrato anche la vittoria nei Paesi Baschi dopo 29 anni consecutivi di potere del Partito nazionalista basco. Il voto, cosa inusuale per la Spagna, si è trasformato in un test per giudicare l'operato del premier. "L'affermazione basca dei socialisti", analizza Pepa Roma, "ha una rilevanza nazionale molto più del voto in Galizia. Per Zapatero, il risultato rappresenta una sorta di vittoria morale, perché è su questo nodo politico che Parlamento e media lo attaccano con più veemenza. Dal voto escono penalizzati i partiti più estremisti di entrambi gli schieramenti. Siamo di fronte a una vittoria del processo democratico. Credo che in tempi di sfiducia faccia bene a tutti".

I Paesi Baschi rilanciano Zapatero mentre la vittoria in Galizia dà respiro all'opposizione di Mariano Rajoy che sta affrontando una guerra per la leadership nel Partito popolare scatenata prima di tutti dalla presidente della regione di Madrid, Esperanza Aguirre. Rajoy per ora resta in sella, ma all'interno del partito i colpi bassi sono all'ordine del giorno. L'atmosfera da battaglia campale che si respira è emersa pubblicamente nella vicenda di spionaggio e intercettazioni. Gli affari oscuri del PP vengono a galla anche nell'inchiesta su corruzione e politica aperta dal giudice Baltasar Garzon. Le indagini hanno rivelato l'esistenza di una rete di tangenti e riciclaggio che coinvolge fino a ora una quarantina di imprenditori e politici corrotti del PP nelle regioni di Madrid e Valencia. Ma non solo. Lo scandalo ha toccato anche i piani più alti del partito, con Luis Barcenas, tesoriere nazionale del PP ai tempi di José Maria Aznar. 

Il partito di Rajoy ha reagito all'inchiesta scagliandosi contro il giudice Garzon, accusato apertamente di essere ispirato dai socialisti e chiacchierato per una battuta di caccia assieme al ministro della Giustizia, Mariano Fernandez Bermejo, che si è dovuto dimettere. Il nuovo titolare della Giustizia è ora Francisco Caamaño, ex segretario di Stato per i Rapporti con le Cortes. 

Lo scandalo potrebbe anche non costare molto, in termini di consenso, ai popolari, almeno nell'analisi del sociologo Julio Alguacil, professore all'Università Carlos III di Madrid: " La destra può comunque contare su un elettorato fedele, che le perdona qualsiasi cosa, anche la corruzione. Gli elettori di sinistra sono invece più sensibili all'etica e non accettano errori dai propri vertici. Ecco perché la sinistra, che pure è maggioritaria nel Paese, non riesce sempre a prevalere, i suoi elettori, di fronte a episodi di corruzione, tendono a non votare". 

Una lezione che il premier Zapatero sembra aver presente vista la rapidità con cui ha sostituito il ministro della Giustizia. Una lezione che gli servirà nella pericolosa navigazione dentro quel mar de nubes che durerà probabilmente ancora per molti mesi.

 

L'espresso Marzo 2009

 

 

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