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E-Mensile 

ottobre 2011

 

L’avvocato è di casa 

Ada Colau, giurista di Barcellona, attivista della Pah (Plataforma de Afectados por la Hipoteca), si racconta.

 

In Spagna siamo giunti alla fase “O adesso o mai più”. Non c’è solo fermento, in realtà siamo esplosi. Sappiamo che i mesi che abbiamo davanti sono decisivi. Le elezioni anticipate del 20 novembre sono una nuova chance per difenderci dall’offensiva dei poteri forti, da un capitali- smo che vuole distruggere i nostri diritti fondamentali. Ma sono ottimista. Tutti insieme, con il movimento de- gli indignados andremo lontano. Tra la Pah (Plataforma de Afectados por la Hipoteca, la piattaforma dei colpiti dall’i- poteca) e il movimento c’è stata un’intesa immediata. La nostra associazione che si batte per il diritto alla casa aveva subito aderito alla prima manifestazione indetta a maggio attraverso la rete. Dopo le prime settimane in cui l’indignazione si è diffusa nel Paese, lo stesso 15-M aveva la necessità di incanalare la propria battaglia in azioni concrete. È qui che abbiamo unito le nostre forze in in- terventi collettivi per bloccare le espulsioni di famiglie che diventano vittime di mutui esorbitanti. Dopo le prime azioni Stop desahucio! (Stop allo sfratto), siamo diventati un vero fenomeno. In solo due mesi abbiamo impedito settanta sgomberi.

Noi dell’associazione, insieme ai partecipanti del 15-M, presidiamo la strada dove è previsto lo sgombero. Poi in- sieme all’inquilino, l’ufficiale giudiziario e il responsabile della banca cerchiamo una soluzione. In quel caso metto a disposizione la mia professionalità di giurista, anche se le emozioni a volte sono difficili da governare. Vediamo casi di tutti i tipi, persone talmente disperate da aver alle spalle un tentato suicidio. Cerchiamo di sostenere, spiegando che la vergogna per un debito non è ammessa. Il diritto alla casa è un diritto universale. Per fortuna non manca l’appoggio dei molti abitanti che spesso dalle finestre ci incoraggiano e gridano: «Grazie di essere qui».

Ma non si pensi che la requisizione di una casa colpisca solo i più poveri. In questo Paese la burbuja immobilia-

 

ria (la bolla immobiliare), ci ha regalato con l’abisso fi- nanziario una certa omogeneità. Nel febbraio del 2009, quando abbiamo creato la Pah, c’eravamo accorti che l’accesso alla proprietà privata in Spagna stava avvenen- do attraverso un indebitamento dei cittadini. Vertiginoso e, soprattutto, al di fuori di ogni controllo.

Il risultato è che anziani, giovani, cittadini della classe media rischiano di finire per strada. La spiegazione è semplice: per anni sono stati concessi mutui a famiglie che per pagare devono destinare dal 60 all’80 per cen- to delle entrate. A livello internazionale il parametro si limita al 30 per cento. Se un cittadino perde il lavoro finisce in un gorgo.

Ma in più, ora che il sistema basato sul mattone è crol- lato, le banche riescono ancora a guadagnare. Con quale escamotage? Semplice. Rivalutano la casa che stanno requisendo basandosi sull’attuale prezzo di mercato. Ma mantengono invariato il debito dell’inquilino che si rifà al prezzo di quando aveva sottoscritto il mutuo. Quindi se una casa è stata valutata 300mila euro quindici anni fa e ora vale la metà, al cittadino cui viene requisito l’immobile resta da pagare il debito che risale a prima del crollo del mercato. Oltre al danno la beffa.

I cittadini finiscono per strada, con debiti e interessi onerosi e l’onta di essere morosi. Ecco qui un’altra spe- cificità spagnola. Gli stessi privilegi per le banche esiste- vano anche negli Stati Uniti, ma poi grazie alla pressione popolare è cambiata. È questa la battaglia per la civiltà che stiamo affrontando. Lo faccio anche per mio figlio. Ha appena cinque mesi e non voglio che cresca con questo sottofondo di violenza che attraversa le nostre società, in cui viene privilegiato un ente finanziario a discapito dei cittadini. 

 

 

 

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